lunedì 1 aprile 2013

Pasqua in Nuova Zelanda

 
 
 
Eccomi qui sul molo a godermi il sole
e ad osservare l'oceano Pacifico da un altra prospettiva, stavolta ancora più in mezzo al nulla, ancora più lontano.
12 ore di fuso orario da Greenwich, è questa la Nuova Zelanda.
 
Lascio Cronulla a metà pomeriggio del venerdì santo, dove il centro è in pieno fermento per gli eventi organizzati per i bambini, pieno sole e zaino leggero, solo 1 cambio e la mia macchina fotografica. 3 ore di volo e due fusi orari ed atterro all'aeroporto di Auckland che è mezzanotte passata. Coda lunghissima alla dogana e primo impatto con l'inglese KIWI: non capisco una mazza!
Ecco questa è la dimostrazione che l'esame IELTS non valuta la tua reale preparazione in inglese e soprattutto l'inglese che studi in un college è ancora lontano dalla lingua parlata, soprattutto da quella parlata dai bifolchi!
Il poliziotto che mi timbra il passaporto mi chiede cosa faccio in soli 3 giorni in NZ...
solo perchè non mi conosce e non sa cosa posso farci stare in 3 giorni.
 
Arrivo alle 2 di notte al centralissimo ostello di Queen St, ennesima strada dedicata alla regina, presente in tutte le città delle colonie britanniche, un po' come via Roma in Italia (eccetto Milano...chissà perchè?!). Scelta azzeccata visto che l'autobus per l'aeroporto ci passa proprio sotto e sono a 5 minuti dal molo. Meno contenta per i compagni di stanza che russano tutta la notte impedendomi di dormire. Ma la mia vendetta arriverà l'ultima notte hiihihihi
Alle 6:30 ancora sveglia decido di alzarmi e di impiegare al meglio il tempo che tanto non posso dedicare al riposo.
A malincuore scopro che la colazione non è inclusa e che se la vuoi te la fanno pagare 8$, ecco il prezzo da pagare per alloggiare in centrissimo.
Ovviamente non ho nessuna intenzione di pagare, soprattutto visto che sto andando al mercato di Otara dove c'è la comunità polinesiana con la prospettiva di mangiare qualcosa di esotico.
Prendo il bus verso i sobborghi sud e mi faccio buoni 40 minuti di viaggio.
Il panorama non è dei migliori, passo attraversozone industriali e commerciali; i quartieri residenziali non ostentano ricchezza come le periferie delle città Australiane, le case sono piuttosto modeste, ma non manca il verde.
Sull'autobus sono una delle poche persone bianche, il 90% sono Mahori o polinesiani e non hanno un aspetto rassicurante vista la stazza. Anche le donne sono enormi, alte, obese come del resto tutti qui, dai bambini ai vecchi e brutte che sembrano uomini.
Della serie la mia immagine di polinesiane gnocche che ballano la hula è svanita in un secondo tra i menti larghi, le gambe pelose e le braccia grosse come una mia coscia.
Arrivo al colorato e chiassoso mercato di Otara nel bel mezzo del diluvio, pare che qualcuno lassù voglia farmi sfoggiare la mia nuova giacca in goretex costatami un occhio della testa.
Mi sparo un cappuccino per darmi la carica e delle palline fritte dolci chiamate Pankeke (ovviamente cercare una pastarella qui è impensabile), che mi ricordano molto quelle mangiate in Tailandia lo scorso Settembre, una sorta di pallina di pancake fritta
 
 
 
Il mercato di frutta e verdura non offre niente di particolare o di diverso rispetto all'Australia, cose molto comuni e poco esotiche eccetto i taro.
Sono i rizomi della pianta Colocasia Esculenta, vanno bolliti o grigliati e sono un ingrediente base dell'alimentazione delle popolazioni dell'oceania, molto ricco in ferro e calcio ma se mangiato crudo è tossico
 
 
La pioggia non si ferma e non mi godo appeno il mercato.
Riesco però a notare che sono tutti obesi e mangiano schifezze fritte alle 9 di mattina...me compresa!
 
Il mercato è multietnico, cinesi e indiani non mancano mai ed è pieno di sognore polinesiane con le coroncine di fiori tropicali e i coloratissimi vestiti tradizionali, nonostante di tropicale non ci sia proprio niente qui.
Comunque mi sento davvero dall'altra parte del globo, non mi manca affatto lo stile borghese conformista dell'italiano medio che spende un occhio della testa per vestirsi uguale agli altri.
Evvia la diversità!

 




 

 
Con somma gioia è pieno di coloratissime stoffe polinesiane a cui ovviamente non resisto e me ne compro una, non sono molto attratta dai souvenir in osso,  legno o giada intagliata, non saprei dove metterli, cosa farne e soprattutto li dovrei dichiarare alla dogana australiana essendo oggetti proibiti dalla quarantena. Con la stoffa vado sul sicuro.


 
 

Torno in città sempre con l'impressione che qui ci sia meno ricchezza che in Australia, ci sono molti senzatetto e tipi loschi in giro anche in centro.
L'unico posto che ostenta ricchezza è il centro e la zona del molo, una sorta di Darling Harbour in piccolo. Mi godo un giro tra gli yatch dei ricconi in direzione mercato dell'artigianato e del pesce dove spendo la bellezza di 12$ per due spiedini di gamberi beceri con patatine e insalata. Qui se i gamberi non li affogano nell'aglio e peperoncino non sono contenti



Dopo il pesante pranzo (anche sull'insalata c'era la maionese all'aglio!) mi cala tutta la stanchezza della notte insonne e mi appisolo al parchetto del mercato.
due chicche da notare sono lo zucchero filato venduto in secchi e la bancarella del barbiere, molto radical chic


 


Pomeriggio in giro per negozi con l'idea di trovare un cappello ma qua non sanno cosa sia lo stile un po' come in Australia e mi ritrovo al quartiere gay pieno di negozi vintage dai prezzi improponibili e gente che mi chiede se voglio fumare, chissà perch ho forse la faccia losca?!
Mi appisolo ad un parco li vicino, sembra di stare a Roma, non si vedono uccelli esotici come in centro a Sydney e anche la vegetazione è piuttosto continentale.


Il mio stomaco reclama una cena leggera ed il giapponese come sempre mi salva la vita, UDON i miei preferiti.


Giro in centro a vedere la torre di notte dove saliro l'indomani e poi crollo alle 9 di sera



Solo un paio di risvegli notturni dovuti ai miei due compagni di stanza, (maledetti Irlandesi!) ma riesco a tirare fine alle 8 di mattina.
Riposata mi incammino fino al domain, il più grande parco in centro, dall'aspetto decisamente europeo, querce, cipressi, abeti e ginko e anche la serra non è un gran che, mi ricorda molto quella di amsterdam in stile liberty



Salgo sulla torre di 328 metri da dove ho visibilità sul golfo e su entrambe le coste.
Davvero notevole, a tratti mi vengono le vertigini salendo in ascensore con le pareti di vetro e quasi mi sento male a vedere la gente che si butta appesa ad un filo in caduta libera ad 85 km/h


Finalmente arriva il tanto atteso tour per vedere delfini e balene


che dire, uno spettacolo, è pieno di delfini nella baia e la cosa più bella è che sono attratti dalla barca e approfittano delle onde che crea, per surfare.
bello vedere animali in libertà che si divertono e si godono anche la presenza dell'uomo


dopo 5 ore di tour non riusciamo a vedere neanche una balena e mi fanno un biglietto gratis per un altro tour. Questo significa che tornerò qui!
La mia impressione è che la Nuova Zelanda sia godibile fuori dalle città, in mezzo alla natura.
La capitale non offre gran che, non è come Sydney e Melbourne che ha senso vedere.
Qui i giri da fare sono in barca, sul vulcano, nei ghiacciai e nelle spiagge.


Ultima notte in ostello, mi metto a letto di buon ora visto che alle 3:30 ho la sveglia ma a mezzanotte entrano i due irlandesi ubriachi accendono la luce e mi svegliano dicendomi di andare al party con loro. Dopo un po' di battibecchi se ne vanno ed inizio a macinare vendetta. non sanno quanto psicopatica e vendicativa posso essere.
La mia vendetta si è compiuta alle 3:30 con versamento di un intera bottiglia di shampoo e una di bagnoschiuma (ovviamente loro ) nel letto, considerando che se non ti copri bene in quella stanza puoi morire assiderato vista l'aria condizionata a manetta. Spero che rientrati distrutti dal party abbiano trovato un bel giaciglio umidiccio e gelato dove dormire uauauauaau   >:D