lunedì 19 maggio 2014

ora e sempre resistenza!

E chi l'avrebbe mai detto che mi sarei ritrovata a 32anni seduta in mezzo a George St, la strada piu' grande del centro di Sydney, a bloccare il traffico con un cartellone di protesta contro il governo Abbott e poi dover scappare dalla polizia venuta per arrestarci!!!

Parto dal principio.

Con mia grande gioia mi sono finalmente imbattuta in Australiani decenti, stavo quasi per perdere la speranza, ma in fondo lo sapevo che c'erano attivisti, gente impegnata politicamente e socialmente, artistoidi riottosi e intellettuali di sinistra, se no da dove sarebbero usciti quartieri come Newtown, Glebe o Paddington.

Mi ritrovo ad un barbeque aussie in una casa dove vivono 3 ragazze, 2 ragazzi e 5 cani, un covo di punkabbestia però non piu' ragazzini. Sono tutti piu' grandi di me e tutti professionisti.
L'atmosfera che si respira è come piace a me, cultura, politica, arte, musica. Si parla davvero di tutto e sabato scorso il tema scottante era la politica di Austerity che l'attuale capo del governo Abbott vuole mettere in atto, rompendo tutte le promesse fatte in campagna elettorale.
La popolazione, soprattutto chi lo ha votato (i liberali), si sente tradita, mentre l'opposizione si aspettava una politica di questo tipo. In campagna elettorale aveva detto di non fare tagli al sociale, mentre invece ora vuole tagliare i fondi all'istruzione pubblica, la sanità pubblica, i sussidi alle classi sociali meno agitate, aborigeni, immigrati,  a solo vantaggio delle classi sociali piu' agiate.
Mi suona familiare considerando come è stata ridotta l'Italia dopo un ventennio di politica di questo tipo.
Il governo si è mostrato molto conservatore schierandosi contro i diritti umani, contro i rifugiati e gli emigranti clandestini che arrivano sui barconi catorcio, negando i matrimoni gay e tagliando tutti i sussidi ai bisognosi nonché alla tutela dell'ambiente. Ha eliminato molte zone considerate patrimonio dell'umanità per dare spazio alle miniere e alle cave.

Per tutti questi motivi si sono organizzati in una marcia indipendente in varie città australiane, senza bandiera politica, in un'unica voce che urla di protesta contro il governo.

Passo la sera del BBQ a dipingere cartelloni di protesta e a parlare di politica con loro.
Sono al centro dell'attenzione, rimangono tutti affascinati da quello che gli racconto sul declino del mio paese, sul Berlusca che loro conoscono solo per i party bunga bunga e non per la corruzione, la collusione con la mafia, la P2.
Sul tardi si aggiunge altra gente, tra cui un italiano di Monza che scopro bazzicava al centro sociale Boccaccio.. quanto è piccolo il mondo!!
Gli faccio vedere le foto delle mie proteste in Italia e i cartelloni del mio No B-day.
Il giorno dopo mi ritrovo con loro su uno UTE stracarico di cartelloni e volantini. All'apparenza sembravano volessero andare ad una guerrilla armata, in realtà sono un branco di frikkettoni pacifisti.
Anche la manifestazione è molto sotto tono rispetto a quelle italiane. Anche il primo maggio e il 25 aprile sono molto piu' intense e popolate di questa.
Il tutto inizia con un comizio in un piccolo parchetto di fronte alla stazione.
Parlano diverse persone rappresentanti di tutte le categorie colpite, aborigeni, emigranti, insegnanti, studenti.
Poi inizia la marcia. I cartelloni sono tanti ma politicamente corretti rispetto allo stile nostro.
C'è poca musica, poco rumore.
Solo un piccolo gruppetto decide di fare una protesta nella protesta e si siede per terra bloccando il traffico.
Tempo dieci minuti arrivano gli squadroni di polizia per arrestare tutti quelli seduti per "forma di protesta non autorizzata". Io mi allontano pacificamente prima che arrivi la polizia e mi  godo la scena dall'esterno.
Fa un po' ridere, da noi volano sassi, manganellate, lacrimogeni, qua è tutto tranquillo "polite", composto. Gli manca un po' di passione nostrana, ma forse anche la storia.



 
 
Prima della marcia di protesta il gruppo mi porta a visitare il quartiere chiamato The Block.
 E' un quartiere residenziale del centralissimo sobborgo di Redfern, proprietà per 30 anni della Aboriginal Housing Company (AHC) che forniva abitazioni agli aborigeni strappati dalle loro terre, vittime del colonialismo.
Questa zona è stata da sempre il centro di controversie e proteste.
Agli anni 60 risalgono le prime proteste di studenti universitari attivisti pro causa aborigena.
Negli anni 70 venne mosso un po' di polverone quando il proprietario delle terre di questa zone stava promuovendo una campagna per cacciare gli aborigeni residenti; un gruppo di sostenitori della causa aborigena, supportato dal governo dell'epoca permise la fondazione dell'AHC un primitivo e unico progetto di quartiere urbano autogestito dagli aborigeni, un primo passo nel ridare la terra a coloro a cui era stata strappata. 
L'AHC fu così in grado di comprare le case in quest'area metropolitana e metterle a disposizione degli aborigeni svantaggiati ad un prezzo bassissimo.
Si venne così a formare il piu' grande nucleo di aborigeni  provenienti da zone rurali in pieno centro nella piu' grande città australiana.
Purtroppo da simbolo di autogestione e orgoglio aborigeno divenne presto un ghetto dove regnava droga, criminalità e violenza, il sostrato della povertà.
Nel 2004 ci fu una rivolta scatenata dalla morte di un ragazzino aborigeno rimasto ucciso in seguito ad un inseguimento di una pattuglia di polizia.
Nel quartiere iniziò una vera e propria guerrilla urbana con incendi, molotov e danneggiamenti della stazione.
Attualmente si sta parlando di un progetto di riqualificazione di quest'area che fa gola a molti imprenditori di imprese edili, visto la posizione centrale e il fatto che è l'area è circondata da grattaceli lussuosi che si affacciano sul degrado.





L'altra faccia della medaglia di un paese dove c'è il benessere.