domenica 12 ottobre 2014

hippy week

Utlimi giorni prima della partenza per il camp di danza afro e percussioni e non mi vado ad ammalare!
Febbre, mal di gola fortissimo, ho la tonsillite e il dottore mi da due giorni di malattia e mi dice di riposare e di non fare nessuno sforzo. Ma come nessuno sforzo, in due giorni parto per una settimana intensiva di danza, il ritiro piu' tosto che c'è in Australia!!
Mi da l'antibiotico piu' forte che c'è e mi augura buona fortuna.
Cacchio ma si può essere piu' sfigati?!

La sfiga mi perseguita anche nel giorno della partenza col blocco dei treni per lavori in corso, così mi tocca svegliarmi prestissimo e prendere l'autobus, per fortuna almeno arrivo puntuale.

Mi viene a prendere una frikkettona allucinante. Sembra Janis Joplin, 50enne, capelli lunghi brizzolati, maglietta rock scolorita, jeans e borsa indiana.
Mi porta prima a casa sua che doveva finire di caricare la macchina.
La casa è fichissima!!!
Una vecchia casa vittoriana in Marrikville, stracolma di strumenti musicali, soprattutto percussioni, stoffe e oggetti etnici da tutto il mondo, piena di pile di libri e CD ordinati per paese e genere musicale, gatto, cortile pieno di piante.
Praticamente vedo me stessa tra una quindicina d'anni!

E' single e divide la casa con un uomo sposato la cui moglie vive fuori città e si possono vedere solo il fine settimana. Una convivenza così credo che in Italia in pochi avrebbero mai pensato di farla.
E' di poche parole durante il viaggio, ma ci troviamo d'accordo praticamente su tutto.
Il viaggio è lungo ed escono discorsi di politica, musica, viaggi, filosofia, stili di vita, etica.
Ascoltiamo molta musica, anche la macchina è stracolma di cd d'epoca, dalla musica eritrea, al gypsy al reggae dub. Certo che potrebbe aggiornarsi e mettere tutto in MP3!

Una tipa interessante senza dubbio, forse poco calorosa, ha la tipica freddezza Britannica; anche quando parliamo di storie di coppia non traspare niente delle sue emozioni.

Arriviamo al villaggio che è già notte e inizia a piovere.
Meno male che avevo provato a montare la tenda a casa perché assemblarla al buio, stanca, ancora stordita dagli antibiotici e sotto la pioggia non è proprio il massimo.

Peccato non aver potuto vedere l'ingresso del villaggio di giorno, ma svegliarsi di mattina con le prime luci dell'alba, i canti degli uccelli e trovarsi proiettati a 30 anni fa in un vero villaggio hippy fa il suo effetto, un po' macchina del tempo.
E' solo al mattino che mi accorgo di dove ho messo la tenda, nell'unico punto senza prato, sopra una radice che avevo piantata nella schiena e in discesa per di piu'.



Il mio primo impatto col villaggio è la zona comune, dove c'è una sala con cucina, salone con palco per spettacoli, un gazebo aperto con tavolo da ping pong, la biblioteca, i bagni compost e il grande tendone dove faremo le nostre lezioni.





In realtà il villaggio è piu' grande di quello che si può vedere e pensare, ci sono diversi gruppi di case sparsi nel bosco che non si vedono nemmeno completamente immersi nella vegetazione. Me ne rendo conto solo andando in spiaggia quando mi inoltro nel bosco.




Dall'area comune alla spiaggia sono 20 minuti di cammino nel bosco per un sentiero.
E' una vera e propria oasi dove l'unico rumore è quello degli animali e del soffiare del vento.
Le case, tra l'altro affatto baracche, ma con pannelli solari e raccolta dell'acqua piovana, sono circondate da fiori tropicali e alberi di mango.
Hanno tutte il gabinetto compost e faccio la mia prima esperienza la mattina dopo il mio arrivo.
Alla fine pensavo peggio, non c'è tutto questo cattivo odore, sono peggio certi bagni pubblici, sarà che incoraggiano a fare pipì nel bosco che è quella che da cattivo odore.
E' che andare nel bosco a farla non mi lascia proprio tranquilla, sono pur sempre nel paese degli animali mortali, tra ragni, serpenti, dingo ecc. Poi però penso che questi della comunità sono trent'anni che vivono così e non è mai morto nessuno.
La comune è stata creata negli anni 80 con lo scopo di proteggere quest'area di bosco vicino al mare e impedire la costruzione di uno dei tanti capi da golf.
I primi membri fondatori sono della generazione dei miei genitori ed essendoci bambini piccoli nella comune direi che sono 3 generazioni di hippy!
Mi aspettavo di trovare baracche e gente che fumava cannoni, invece la maggior parte delle case sono enormi e attrezzate, completamente autosufficienti. Quello che mi chiedo è come fanno a vivere considerando che non tutti hanno l'orto e non allevano animali visto che sono tutti vegetariani.
Qualcuno so che lavora in paese che alla fine dista solo 20 minuti di macchina.
E' un posto isolato ma non lontano dalla civiltà, una piccola oasi nel bosco.

La mattina alle 7 c'è la bassa marea, non tira vento e la temperatura è davvero piacevole.
La spiaggia è lunghissima e disseminata di piccole strutture in legno per la privacy dei nudisti che qui sono la maggioranza. Mi sento strana io a stare in costume!




Non mancano gli incontri con goanne, serpenti, dingo e numerosi insetti che mi massacrano le gambe. Una delle ballerine è stata punta in testa da una zecca e si è dovuta prendere il cortisone per far sgonfiare la faccia.







Faccio il mio primo incontro con il mulberry, pianta appartenente allo stesso ordine del gelso e della mora. Buonissimo!


In due soli giorni sono già nel pieno del ritmo naturale e della routine del campo: sveglia con le prime luci dell'alba e concerto dei vari uccelli, passeggiata nel bosco fino al mare, bagno di prima mattina verso le7-8, ritorno al villaggio alle 9. colazione, prima lezione di danza dalle 10 alle 12, poi fino all'1 e mezza doun doun dance, pranzo, riposino in spiaggia e dalle 5 alle 7 di sera di nuovo danza.
La doun doun dance è una danza con uno dei tre tamburi che fanno il ritmo base di tutte le danze Africane della zona ovest. All'inizio avevo problemi a coordinare il suonare con i passi e i movimenti di braccia e testa, poi è diventata la cosa che mi ha divertito di piu' questa settimana.












I primi due giorni sono davvero duri fisicamente, 6 ore di danza al giorno si sentono, ho i muscoli a pezzi e la notte sono tutta un crampo.
In soli 4 giorni ho imparato 6 danze tradizionali, una quantità di materiale che normalmente imparo in un anno!
Sono sovraccarica di informazioni e alla stanchezza fisica si aggiunge quella mentale. Non riesco a ricordarmi i cambi e la sequenza dei passi, non riconosco le chiamate e mi blocco.
Il mercoledì sera è la mia sera della crisi totale.
Passata la fase dell'acido lattico e della pesantezza muscolare subentra un fastidioso taglio al dito del piede che si infetta e non mi fa camminare, figuriamoci ballare! In piu'  non mi ricordo la metà delle routines, entro i panico e mi blocco. Il maestro mi fa brutto davanti a tutti, non è affatto soft, quando vede i tuoi limiti invece di rallentare ti spinge a superarli.
E' davvero una prova di resistenza fisica e mentale questo campo, mi avevano detto che era tosto, ma non pensavo fino a questo punto. Poi lo stile e le ritmiche sono diverse da quelle che conosco e sono molto elaborati tutti i pezzi che facciamo.
Quella sera vado a letto prestissimo, scoraggiata e stanca.



Il giorno dopo mi sveglio con una nuova energia, la crema antibiotica sul taglio ha funzionato e riesco a camminare, ho le dita fasciate ma riesco a ballare!
Ho passato la crisi, ora la prendo con filosofia, se non mi ricordo la sequenza non fa niente, non mi blocco e vado avanti.
Me ne sono fatta una ragione, sono in mezzo a gente che balla da 10 anni e piu', non posso pretendere di essere al loro livello dopo soli due anni. Va bene cosi, è un incentivo per migliorarmi e per andare in Africa a studiare danza.

I pomeriggi nelle ore di pausa sono i momenti piu' belli insieme alle serate.
Ogni giorno c'è qualcosa di nuovo, chi porta prototipi di strumenti a percussione, chi suona l'ukulele, chi balla sotto il sole e chi canta.
La sera è piu' intima, si cena tutti insieme, ci si raccontano storie di viaggi, si condivide le difficoltà del campo e si fanno jam session di body percussion, didjeridoo e chitarra.
Quando si incontrano talenti musicali e amanti della danza e delle arti in generale si crea una bella combinazione di energia.
La sera delle body percussion ci abbiamo dato dentro cosi tanto che il giorno dopo avevamo gambe e petto pieno di lividi!!














Sabato finalmente il maestro la smette di insegnarci materiale nuovo e facciamo le prove generali con i cambi e gli ingressi...e si sceglie la sequenza degli assoli...OMIODDIO dovrò fare un assolo, muoio!! di solito non sono così cacasotto, ma qui in mezzo a ballerine piu' brave di me mi sento un po' in imbarazzo, conosco pochissimi passi da poter essere libera di mettere insieme qualcosa in improvvisazione. La prendo di nuovo con filosofia e non mi preparo niente, quello che mi viene al momento faccio.





La sera dello spettacolo facciamo tremare il villaggio di energia, 25 percussionisti  e 20 ballerine, deve fare un certo effetto dall'esterno, ma anche dall'interno ci sentiamo a tremila.
E' stato bellissimo, tutto troppo breve, anche il mio assolo, mi sono divertita tantissimo.












Foto di gruppo prima della partenza con gli ultimi rimasti al campo


Il ritorno me lo faccio in macchina con un musicista di Sydney, un altro soggettone che a metà strada mi propone di fermarci al raduno di Volkswagen Kombi, il mio sogno!!!

















Che dire, è stata una settimana intensa, stancante, ma straordinaria.
Come sempre ho conosciuto persone interessanti e mi è venuta voglia di studiare ancora di piu' danza afro.
Torno al lavoro con un sorriso sulle labbra come non avevo da tempo e le occhiaie per la stanchezza.